Tutela nel processo penale e sue fasi, Firenze

Il codice di procedura penale racchiude le norme strumentali del diritto penale che sono poste a garanzia delle norme sostanziali. La procedura penale è formata dall'insieme di norme giuridiche per regolare le varie fasi del procedimento penale che coinvolge un soggetto accusato di aver commesso un reato o aver violato le leggi. Attraverso il processo penale vengono accertati dai giudici se il cittadino ha commesso il reato per cui viene accusato. Nel modello italiano vi è una sostanziale parità tra accusa e difesa nel corso del dibattimento, che è il momento più importante di tutto il procedimento, tranne nella fase che precede il processo poiché l'attività del pubblico ministero è di livello superiore rispetto a quella dell'accusato.

Le fasi del processo penale iniziano con le indagini preliminari, cioè viene acquisita la nozione della notizia di reato che può portare all'archiviazione o all'esercizio dell'azione autorizzato dal Pubblico Ministero che prevede la ricerca delle fonti di prova. Nel momento in cui non vengono acquisiti gli elementi idonei ad imputare il reato al soggetto il Giudice per le indagini preliminari archivia la notizia di reato; in caso contrario l'indagato diventa imputato e il procedimento diventa processo. La seconda fase è caratterizzata dall'udienza preliminare, cioè il contraddittorio tra accusa e difesa, cioè tra Pubblico Ministero e avvocato dell'imputato, sotto l'osservazione del Giudice dell'udienza preliminare. Il dibattimento è la fase in cui le parti presentano prove per arrivare ad un esito favorevole della sentenza finale. Le prove possono essere tipiche, come testimonianze, esami, confronti, ricognizioni, esperimenti, consulenze tecniche e perizie, e altre prove atipiche. Acquisiti gli elementi necessari e alla luce delle prove prodotte il giudice emette una sentenza che prevede il rigetto della tesi proposta dal PM o il suo accoglimento.

I gradi di giudizio nel penale sono tre: il primo grado di giudizio si svolge nel Tribunale penale; il secondo grado riguarda le Corti d'Appello che rivede le sentenze elaborate nel grado precedente; il terzo e ultimo grado è quello della Corte di Cassazione che giudica i due precedenti gradi di giudizio. Il processo penale minorile è disciplinato dal D.p.r. 22 settembre n. 448 del 1988 e si differenzia da quello ordinario per la capacità di favorire una rapida fuoriuscita del minore dal circuito del processo penale. Questo diventa un momento in cui l'ordinamento esercita la funzione giurisdizionale sul minore perseguendo sia fini di punizione, ma soprattutto finalità educative secondo l'art. 27 della Costituzione. Vengono perciò istituite delle sezioni specializzate formate da esperti, anche estranei alla magistratura, che valutano la condotta del minore, indagando sulla sua personalità. In particolare devono essere rispettati dei princìpi, cioè quello di adeguatezza, quello di minima offensività del processo, quello di de-stigmatizzazione, quello di autoselettività e della residualità della detenzione.

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