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Richiesta di preventivo da Chiara per Diritto Sportivo da Vicenza, Veneto

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Di seguito vi spiego la mia situazione.
Mio figlio quindicenne ha giocato per molto tempo in una squadra di calcio e l'anno scorso (XX/XX) è stato allievo provinciale. Come potete immaginare lo scorso anno non hanno giocato molto a causa del Covid, poi verso aprile qualcosa in più.
Arrivo subito al mio problema, ad un fatto che io ritengo deplorevole nei confronti di mio figlio.
Qualche giorno fa mi ha telefonato il responsabile del settore giovanile dicendomi di punto in bianco che mio figlio non avrebbe più potuto proseguire nella squadra in quanto faranno il campionato d'elite e lui è stato giudicato non idoneo. Alla mia domanda per sapere chi fosse stato a giudicarlo mi è stato più volte detto "sono scelte della società" e nient'altro. Mio figlio è sempre stato definito molto impegnato e in continuo miglioramento dal suo allenatore e questa notizia ci è piovuta addosso come un macigno. Ci hanno convocato presso il campo sportivo dove non ci hanno spiegato CHI avesse giudicato mio figlio non idoneo bensì hanno detto a mio figlio che non è una tragedia, avrebbe potuto andare a giocare in un altra squadra. Io vi assicuro che ho visto molte partite, mio figlio non è assolutamente meno bravo di altri suoi compagni. Il nostro dispiacere è quello di averci comunicato in questo modo orribile una decisione che non ci viene neppure spiegata. Non troviamo giusta questa scelta, ci sono suoi compagni che giocano al pari suo o anche meno bene di lui. Tra l'altro mio figlio partecipa sempre agli allenamenti, si impegna, è corretto e il suo allenatore gli ha sempre fatto molti complimenti. Come può qualcuno decidere la sorte di un ragazzino di XX anni senza dare nessuna spiegazione? Non ci era mai stata neppure ventilata l'ipotesi di questo "campionato d'elite", ci chiamano così di punto in bianco? E poi c'è un'altra cosa da dire che magari non c'entra ma che molti pensano. Molti dei compagni di mio figlio hanno famiglie benestanti, sono spesso al campo da calcio, si offrono per aiutare quando ci sono feste o eventi di qualche genere, organizzano cene tra di loro ma soprattutto molti di loro sponsorizzano la squadra. Ci sono i cartelloni delle imprese di questi genitori attaccati lungo tutto il perimetro del campo. Fatalità nessuno e dico nessuno di questi ragazzi è stato escluso. La mia sensazione purtroppo è che questi ragazzi siano "promossi" a prescindere, perchè mio figlio, lo ripeto, non ha nulla di meno di loro come capacità. Però non è benestante , sua madre non sponsorizza, non può essere al campo perchè sempre occupata a lavorare. Si, ha avuto un infortunio (un fallo di un avversario) che l'aveva tenuto fermo per qualche mese a causa di una distorsione del ginocchio quando giocava negli esordienti, ma si è ripreso e ci ha messo tutta l'anima per guarire in fretta. Poi negli allievi provinciali ha giocato molto di più con un allenatore decisamente più competente. Vi chiedo: C'è qualcosa che si può fare? Mio figlio deve accettare di essere cacciato da una squadra in cui è cresciuto, dove ha i suoi amici, i suoi punti di riferimento?
Il campo sportivo in cui si allena è a XXX metri da casa mia, io purtroppo lavoro molte ore al giorno in quanto ho X figli Mio figlio si reca a piedi al campo, come potrei accompagnarlo in altri campi da calcio? L'ho fatto presente al responsabile del settore giovanile e anche al titolare della società e mi è stato risposto che avrei potuto chiedere a qualche genitore di venire a prenderlo e di riaccompagnarlo a casa. Cose assurde, come fanno a non rendersi conto che non è così facile organizzare il tutto? Come fanno a cacciare un ragazzino con X fratelli autistici che praticamente vive per il calcio? Ci sono i presupposti per chiedere che sia fatta chiarezza sulla faccenda? Voi mi potete aiutare? Sono stanca e soprattutto preoccupata nel vedere mio figlio così.
In attesa di vostra risposta porgo cordiali saluti.

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Silvia Ruffato

Silvia Ruffato

Avvocato
Piazza Luigi Mariutto - Provincia di Padova (Villanova)

Signora Chiara,condivido appieno il suo rammarico e amarezza per il comportamento della società, che a mio modesto parere riveste caratteri contrari a quelli dettati da ogni codice etico in materia di sport, che soprattutto nel settore cosiddetto giovanile e scolastico nel mondo del calcio, prevedono ampio diritto del ragazzo di esercitare l'attività sportiva in linea con le proprie capacità e aspirazioni. Non c'è una norma esplicita per il suo caso, sempre che suo figlio non abbia già il vincolo come GIOVANE DILETTANTE (che dura fino ai XX anni e impone alla Società di far praticare lo sport all'Atleta), ma da quanto mi sembra di capire il vincolo di suo figlio è quello annuale con qualifica di giovane. Ad ogni modo l'unica via percorribile è quello di segnalare il fatto alla procura federale presso la FIGC di modo che si avvii il procedimento nei confronti dei dirigenti e della società. Tuttavia non otterrà il risultato di "costringere" la società a tesserare suo figlio, ma solo una sanzione nei confronti dei dirigenti,  senza contare che in questo modo il rapporto con la società sarebbe irrimediabilmente leso. Spero di essere stata esaustiva. CordialmenteSilvia Ruffato

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